“Una stanza tutta per sé” – Virginia Woolf

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AUTORE: Virginia Woolf
TITOLO: Una stanza tutta per sé
TRADUTTORE: Livio Bacchi Wilcock, J. Rodolfo Wilcock
EDITORE: Feltrinelli
DATA USCITA: 05/06/2013
GENERE: Saggi

TRAMA – Una stanza tutta per sé

Nell’ottobre del 1928 Virginia Woolf viene invitata a tenere due conferenze sul tema “Le donne e il romanzo”. È l’occasione per elaborare in maniera sistematica le sue molte riflessioni su universo femminile e creatività letteraria.

Il risultato è questo straordinario saggio, vero e proprio manifesto sulla condizione femminile dalle origini ai giorni nostri, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione, attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura.

Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva “denaro e una stanza tutta per sé”? Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile. Un classico della scrittura e del pensiero.

Con uno scritto di Marisa Bulgheroni.

Una stanza tutta per sé

una stanza


FRASI

Se ti soffermi a maledire sei perduta, le dicevo; e lo stesso se ti soffermi a ridere. Un passo falso, un’esitazione e sei perduta.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé
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La bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l’altro d’angoscia, e taglia in due il cuore.

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Il buon pranzo giova molto alla buona conversazione. Non si può pensare bene, nè amare bene, nè dormire bene, se non si è pranzato bene.

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Non posso farci nulla, l’irrequietezza è nella mia natura; a volte si agita in me sino a diventare dolorosa.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé
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Eppure è quando oziamo, quando sogniamo, che la verità sommersa a volte viene a galla.

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Poichè l’essere umano è così fatto che il cuore, il corpo ed il cervello stanno tutti insieme, e non rinchiusi in compartimenti isolati.

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Potete comprare tutto, tranne la letteratura.
La letteratura è aperta a tutti.

Chiudete a catenaccio le vostre biblioteche, se volete; ma non potete mettere alcun cancello, alcun catenaccio, alcun lucchetto alla libertà del mio pensiero.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé

una stanza

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…uno di gioia, l’altro d’angoscia, e taglia in due il cuore.

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Fra cent’anni le donne non saranno più il sesso protetto. Lasciate che diventino marinai, camionisti,soldati e scaricatori di porto. Togliete loro queste protezioni, esponetele agli stessi sforzi degli uomini. Finchè questi dovranno dire ‘Oggi ho visto una donna’

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Nascerà la poetessa… ella arriverà se lavoriamo per lei;
e lavorare così, sia pure nella povertà e nell’oscurità, vale la pena.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé
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La verità mi era scivolata via tra le dita. Mi era sfuggitavia fino all’ultima goccia.

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Per secoli le donne sono state gli specchi magici e deliziosi in cui si rifletteva la figura dell’uomo raddoppiata.
Senza questa facoltà, la terra probabilmente sarebbe ancora palude e giungla.

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Si cibava, come una pianta da poco esposta all’aria, di ogni spettacolo e di ogni suono che le capitava di percepire.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé
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Se qualcosa fece soffrire Jane Austen, questo qualcosa fu soltanto la limitatezza della vita che le era stata imposta.
A quei tempi una donna non poteva uscire sola.

Ella non viaggiò mai; non attraversò mai Londra su un autobus, né fece colazione da sola in un ristorante.
Ma forse la stessa natura di Jane Austen non le faceva desiderare ciò che non aveva.
Il suo talento e il suo ambiente si accordavano alla perfezione.

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Come siamo giunte in basso, per causa delle false regole.
Più schiave dell’Educazione che non della Natura;
chiuso l’accesso al perfezionamento della mente,
fatte ignoranti, ignoranti ci vogliono;
e se una di noi vuole alzarsi sulle altre,
con calda fantasia, dall’ambizione spinta,
tanto potente appare la fazione contraria
che nessuna speranza può vincere il timore.

Ahimè la donna che prende penna in mano
Vien detta presuntuosa creatura,
e nessuna virtù redime il fallo.

Ci dicono: è un peccato contro il sesso e il costume;
buone maniere, mode, ballo, vestiti e giuochi
sono le compitezze che ci spettano;
scrivere o leggere, riflettere o indagare,
oscurerà i nostri incanti, esaurirà il nostro tempo,
e intralcerà le nostre amorose conquiste;
ma il tedioso governo di una casa servile
per noi è ritenuto unico impiego ad arte.

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Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé

una stanza

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Ella pervade la poesia, da una copertina all’altra; invece dalla storia è quasi assente.
Ella domina la vita dei re e dei conquistatori nella letteratura d’immaginazione; nella realtà era la schiava di qualunque ragazzo i cui genitori le avessero messo per forza un anello al dito.

Dalle sue labbra escono alcune fra le più ispirate parole, alcuni dei più profondi pensieri della letteratura: nella vita reale non sapeva quasi leggere, scriveva molto faticosamente, e si annoverava tra i beni materiali del marito…

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé
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Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?<7em>

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Qualunque donna nata con un eccezionale talento nel 500 sarebbe di certo impazzita, o si sarebbe suicidata, o avrebbe finito i suoi giorni in qualche solitaria capanna nei dintorni del villaggio, metà strega, metà indovina, temuta e schernita.

Perché non c’è bisogno di essere un esperto psicologo per capire che una ragazza di talento, la quale avesse voluto scrivere della poesia, si sarebbe trovata così ostacolata e impedita dagli altri, così torturata e divisa dai propri contraddittori istinti, da perdere sicuramente la salute e la ragione.

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé
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Ma come sarà stato difficile mantenersi nel giusto mezzo!
Che genio, che integrità bisognava avere davanti a tutta quella critica, in mezzo a quella società puramente patriarcale, per insistere coraggiosamente nella realtà così come la vedevano gli occhi di una donna!

Soltanto Jane Austen ci è riuscita; e anche Emily Bronte. Questa è un’altra piuma, forse la più bella, dei loro pennacchi. Scrissero come scrivono le donne, e non come scrivono gli uomini. Fra le mille donne che scrivevano romanzi in quell’epoca, furono le sole ad ignorare completamente i perpetui ammonimenti dell’eterno pedagogo: scrivi questo, pensa quello.

Furono le sole a dimostrarsi sorde a quella voce insistente, ora brontolante, ora condiscendente, ora dominante, ora ferita, ora scandalizzata, ora arrabbiata, ora familiare, quella voce che non lascia in pace le donne, ma deve sempre inseguirle, come una governante troppo onesta.

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Fra cento anni, d’altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati.

La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio (in strada stava passando un plotone di soldati) l’idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo.

Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: “Oggi ho visto una donna”, come si diceva “Oggi ho visto un aereo”. Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un’occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta.

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Avete idea di quanti libri si scrivono sulle donne in un anno? Avete idea di quanti sono scritti da uomini? Sapete di essere l’animale forse più discusso dell’universo?

Virginia woolf, Una stanza tutta per sé

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