AUTORE: Yukio Mishima
TITOLO: In punta di penna
TRADUTTORE: Alessandro Clementi degli Albizzi
EDITORE: Feltrinelli
DATA USCITA: 31/01/2023
GENERE: Narrativa – Oriente
TRAMA
In punta di penna
Mishima Yukio sale in cattedra per dare consigli di scrittura, ma è solo un’espediente per farci gustare la storia di due coppie, una di adulti (o di non più giovani, come a loro piace sottolineare) e una di giovani destinati a innamorarsi.
Ma l’amore segue vie complesse, e le pulsioni dei quattro si intrecceranno in un garbuglio reso ancora più intricato dal fatto che se è vero che la bellezza sfiorisce con l’età, è vero anche che l’orgoglio ha un andamento opposto, e nutre il gusto della macchinazione.
In quello che appare come una rivisitazione giocosa delle Relazioni pericolose, con il guizzo dell’intuizione Mishima aggiunge una quinta figura, quella del giullare che scompiglia le carte, rigorosamente sopra le righe, incapace per natura a seguire i dettami della norma.
Sarà il suo comportamento imprevedibile ma in realtà più assennato di chiunque altro a riportare ordine e pace in un gruppo che però (ci suggerisce l’autore) era forse più attraente quando ancora si lasciava lacerare dalle sue passioni.
Il romanzo che in Giappone ha avviato la riscoperta delle straordinarie qualità di intrattenitore di Mishima Yukio, riavvicinandolo sia al grande pubblico che a quello di nicchia, accomunati entrambi dalla felice conferma di qualcosa che già si sospettava da tempo: che di Mishima si è ancora ben lontani dall’aver detto tutto.
In punta di penna – Yukio Mishima
BIOGRAFIA
Yukio Mishima (三島 由紀夫 Mishima Yukio?), pseudonimo di Kimitake Hiraoka (平岡 公威 Hiraoka Kimitake?; Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970), è stato uno scrittore, drammaturgo, saggista e poeta giapponese.
Acceso nazionalista, ebbe notorietà anche come attore, regista cinematografico e artista marziale.
Mishima fu uno dei pochi autori giapponesi a riscuotere immediato successo anche all’estero. Le sue numerose opere spaziarono dal romanzo alle forme modernizzate e riadattate di teatro tradizionale giapponese Kabuki e Nō, quest’ultimo rivisitato in chiave moderna.
Il suicidio rituale dello scrittore, ispirato dalla tradizione samurai, dopo l’occupazione del Ministero della Difesa, assieme a un gruppo di paramilitari da lui guidati, ha avuto ampia notorietà caratterizzando il personaggio di Mishima nell’immaginario della letteratura.
Yukio Mishima, al secolo Kimitake Hiraoka, nasce a Tōkyō il 14 gennaio 1925 nella casa dei nonni paterni, Jotarō Hiraoka e sua moglie Natsuko. Insieme ai nonni coabitavano i genitori di Kimitake, Azusa e Shizue. La nonna, reduce da un matrimonio infelice, decide di assumersi tutta la responsabilità della sua educazione, riversando un affetto ossessivo sul piccolo Kimitake: usurpando il ruolo della madre poco più di un mese dopo la nascita, ella diventerà una figura importantissima nello sviluppo del carattere del giovane Mishima, non soltanto per quanto riguarda gli aspetti psicologici ma anche perché lo avvicinerà alla letteratura classica e alle forme del teatro Nō e Kabuki.
La nonna teneva il bambino rinchiuso nella propria camera a fianco del futon e alla madre era permesso visitarlo solo ogni quattro ore e per un brevissimo tempo, necessario per l’allattamento. Non gli veniva mai permesso di uscire da casa. Il bambino sfuggirà all’influenza della nonna, ormai sempre più debole, nel 1934, quando la madre con un sotterfugio riuscì a sottrarglielo. Queste ed altre esperienze dell’infanzia e dell’adolescenza sono riportate nel romanzo Confessioni di una maschera del 1949, autoanalisi approfondita della sua vita fino a quel momento, in cui già si trovano tematiche e argomenti che saranno presenti in tutta la produzione dell’autore.
Dal 1931 aveva intrapreso gli studi al Gakushūin, la scuola dei Pari, sotto la spinta della nonna. Gli alunni di questa scuola non facevano necessariamente parte dell’aristocrazia, anche se chi non lo era veniva considerato un “outsider”. Con un tipo di educazione spartana, gli studenti erano incoraggiati a diventare soldati più che poeti, ma Mishima prende parte alle attività del club letterario e alcune sue poesie vengono pubblicate sulla rivista della scuola.
Comincia a scrivere il suo primo lavoro in prosa di una certa importanza, Hanazakari no Mori (La foresta in fiore): completato nel 1941, è fortemente influenzato dalla scuola romantica giapponese (Nihon romanha). Lo stile classicheggiante farà sì che venga notato dal professore di lettere del Gakushūin, Shimizu Fumio, membro della scuola romantica. Sarà lui a far pubblicare il racconto sulla rivista Bungei Bunka, e proprio in quest’occasione viene scelto lo pseudonimo “Mishima Yukio”. Nel 1944, Hanazakari no Mori verrà pubblicato in forma di libro insieme ad altri racconti: il suo successo farà conoscere per la prima volta il nome dello scrittore al pubblico.
Finita la scuola, sotto pressione del padre si iscrive all’università per studiare giurisprudenza. Non solo conseguirà la laurea, ma vincerà un concorso per un ambitissimo posto di funzionario statale al Ministero delle Finanze. Nel periodo del lavoro al Ministero, vive una sorta di “doppia vita”: funzionario statale fino alla sera e scrittore di notte, dormendo non più di tre o quattro ore. La situazione diventa presto insostenibile: scivola per la stanchezza sui binari della stazione di Shibuya e, d’accordo con il padre, presenta le dimissioni dal Ministero per dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Nel 1946 fa visita con due suoi racconti allo scrittore futuro premio Nobel Yasunari Kawabata. Fra i due nascerà un rapporto soprattutto di grande stima e rispetto reciproco prima che di maestro-discepolo.
Nel 1948 si unisce alla rivista letteraria Kindai Bungaku, legata ad ambienti di sinistra. Mishima nei suoi romanzi cercò generalmente di evitare qualsiasi riferimento alla politica che non fosse strettamente descrittivo (si vedano ad esempio Dopo il banchetto e Cavalli in fuga), ma è comunque difficile immaginarlo integrato nell’ambiente intellettuale di sinistra, visto il suo ideale di patriottismo indiscriminato e trascendente l’ambizione personale; Mishima probabilmente entrò a far parte del gruppo per ottenere più contatti col mondo intellettuale dell’epoca.
È però nel giugno del 1949, con la pubblicazione di Kamen no Kokuhaku (Confessioni di una maschera), un romanzo semi-autobiografico in cui l’autore racconta l’evoluzione della propria omosessualità, che ottiene il riconoscimento della critica e un buon successo di vendite. Tra il 1950 e il 1951 pubblica tre importanti romanzi: Sete d’amore, L’età verde (entrambi del 1950) e Colori proibiti (1951). Invece di continuare con la forma-confessione che lo aveva portato al successo, in Sete d’amore torna alla narrazione in terza persona.
Nel 1951 visita gli Stati Uniti, il Brasile e l’Europa come corrispondente dell’Asahi Shinbun. Saranno soprattutto la Grecia e l’estetica classica a impressionarlo: l’ispirazione troverà forma in Shiosai (La voce delle onde; 1954). Il viaggio in Grecia e un nuovo culto del corpo segnano l’inizio di una nuova vita per Mishima: dal 1955 inizia a dedicarsi al culturismo, seguito dalla pratica delle arti marziali, precisamente del kendō.
Mishima si sposa il 30 maggio 1958 con Yoko Sugiyama, più che altro per compiacere la famiglia; la coppia avrà due figli, Noriko (nata il 2 giugno 1959) e Ichiro (nato il 2 maggio 1962).
Nonostante sia nota la sua frequentazione dei gay bar giapponesi, e nonostante gli elementi autobiografici contenuti in Confessioni di una maschera, il suo orientamento sessuale per alcuni studiosi resta controverso. Dopo la morte la vedova ha tentato di smorzare il dibattito su questo aspetto della vita del marito. Varie persone sostennero di avere avuto relazioni di tipo omosessuale con Mishima; tra queste lo scrittore Jiro Fukushima il quale, in un suo libro, riportò stralci abbastanza espliciti della corrispondenza che tenne con il famoso romanziere. Dopo tale pubblicazione i figli di Mishima perseguirono con successo Fukushima per violazione della privacy.
In questo periodo conosce e diventa amico del fotografo Eikoh Hosoe, di cui sarà il modello delle sue foto per il volume Bara-kei, 1961–1962. All’estero il titolo sarà Killed by Roses o Ordeal by Roses.
Ormai diventato personaggio pubblico, appare come protagonista nella pellicola tratta da Yūkoku (Patriottismo, 1966), racconto di un giovane ufficiale che decide di morire tramite seppuku insieme alla moglie, film da lui scritto, diretto e interpretato; le sue foto come culturista e kendōka vengono pubblicate sui giornali popolari, così come le notizie dei periodi di addestramento insieme al Jieitai (Forza di Autodifesa Giapponese) e alla fondazione della Tate no Kai (Società degli scudi), il suo “esercito privato”.
La tetralogia Hōjō no Umi (Il mare della fertilità) comincia ad apparire dal 1965. L’ultimo volume viene pubblicato nel 1970.
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