Era il 2015 quando, a Seattle, venne aperta la prima libreria fisica targata “Amazon”.
Il colosso dell’e-commerce ha aperto oltre 60 punti vendita, tra USA e UK, in cui poter trovare libri. Ma mica tutti. E sì, perché la strategia “made in Bezos”, propone agli avventori solo i libri che sulla piattaforma online hanno ricevuto tra le 4 e le 5 stelle di valutazione.
Ogni libro è accompagnato da un cartellino in cui si riporta, addirittura, la recensione di un utente qualsiasi. I libri sono sistemati in modo da dare risalto alla copertina e renderli immediatamente riconoscibili.
Ed oggi? Sette anni dopo, Amazon si reinventa. Toglie i libri dagli scaffali (che forse non hanno portato i risultati sperati) per far posto a cibo, moda e Amazon Go.
Non ci si poteva aspettare un risultato diverso, dopotutto. Il settore del libro arranca anche a causa dell’introduzione del digitale. Sempre più lettori preferiscono l’immediatezza e i prezzi più contenuti degli e-book.
Ma nel comune sentire di chi, come me, scandisce la propria vita a suon di pagine lette e rilette, frasi sottolineate e trascritte ovunque, 5 stelle non bastano per convincerci a comprare; la dicitura “bestseller”, tronfia in copertina, non ci soddisfa.
Si ha piuttosto un bisogno, fisiologico, di entrare in quei pochi metri quadrati sommersi da libri, con il solito libraio pronto a sorridere; si ha necessità di girare tra quegli scaffali stracolmi di storie e farsi chiamare da quel libro dimenticato che, come le Sirene di Ulisse, attira e promette paradisi inimmaginabili.
Articolo a cura di ©Martina CARUSO
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