AUTORE: Salvo Bilardello
TITOLO: Il violino della salvezza
EDITORE: libromania
GENERE: Thriller
TRAMA
Vincitore del premio Fai viaggiare la tua storia 2020.
A ottobre Trieste sembra un dipinto. Dal porto si stende una tela blu e all’orizzonte luccicano come argento le vele della Barcolana gonfiate dal vento. Anche il commissario Renzo De Stefano, da poco trasferitosi a Trieste da Aquileia per raggiungere la sua compagna, cerca
di godersi l’atmosfera di festa che la famosa regata porta in città, quando arriva la notizia che la 47° edizione della gara è stata macchiata da un duplice delitto: a bordo di un’imbarcazione sono stati ritrovati due corpi, uno dei quali marchiato a sangue con le lettere NN. De Stefano analizza scrupolosamente l’insolita scena del delitto e inizia subito a indagare, ma gli omicidi non sono finiti, si susseguono uno dopo l’altro in diversi luoghi della città. Il marchio NN sembra essere la firma di una mente spietata e con un piano molto preciso. Cos’altro accomuna le vittime di queste terrificanti esecuzioni? Tra false piste e la pressione di un’opinione pubblica sempre più spaventata, De Stefano e i suoi uomini iniziano una corsa contro il tempo per fermare una scia di sangue che sembra inarrestabile e si intreccia alla dolorosa storia della città.
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RECENSIONI
Il clima di festa e trepidazione che serpeggia per il golfo di Trieste in occasione della 47° edizione della Barcolana, storica regata velica, viene bruscamente interrotto da un duplice omicidio. A dover risolvere il caso è Renzo De Stefano che, nonostante i quasi 30 anni di carriera e la sua cerchia di abili collaboratori, si ritrova a seguire non una, ma molteplici piste: in pochi giorni, infatti, seguono altri due omicidi, di certo opera della stessa mano. Il killer, bramoso di attenzione e singolare nel suo modo di agire, marchia sempre le proprie vittime con due sole lettere, “NN”.
Per scoprire quale mente ha potuto studiare così alla perfezione gli omicidi, il movente, il legame tra le vittime, non basta indagare nel presente: è necessario fare un salto nel passato di ben 70 anni, quando a Trieste si inneggiava a Mussolini e ad Hitler e l’umanità lasciava il posto all’odio e alla brutalità…
L’arco temporale in cui si svolgono i fatti principali non è molto ampio, si tratta di qualche settimana.
Ma c’è un secondo piano, che fa da sfondo a quello principale, e non per questo secondario: ogni qualvolta sembra si stia giungendo ad una possibile risoluzione del caso, si aprono delle brevi, veloci finestre sul passato, significativi indizi che il lettore può raccogliere e collegare tra loro per arrivare gradualmente alla giusta conclusione. L’intento dell’autore è più che riuscito nel tenere sulle spine il lettore davvero fino alla fine, sebbene, personalmente, non soltanto per la semplice curiosità di scoprire chi fosse il responsabile degli omicidi narrati.
Sin dall’inizio mi domandavo quale fosse il nesso tra il titolo del romanzo e la storia nella quale mi stavo addentrando: questo mi ha tenuta sempre sull’attenti, scoprendo alla fine che in realtà, il “violino” in questione è stato da una parte salvezza, ma prima ancora speranza … dall’altra parte l’ho percepito come un triste ricordo, fin troppo tangibile, dell’odio, della violenza, del desiderio di vendetta che è riuscito ad attraversare generazioni e più di mezzo secolo per portare ancora ad accanimenti estremamente disumani, ferocia, morte. Ed ancora strumento di redenzione, per un uomo che ha passato gran parte della propria esistenza architettando una vendetta che, nel momento stesso in cui veniva ottenuta, lo distruggeva nell’animo, lo portava già alla disperazione e al pentimento.
Ho apprezzato la scorrevolezza nel raccontare una trama che, secondo me, avrebbe però meritato di non perdersi in dettagli irrilevanti (parti della vita privata del commissario, ad esempio, o dei suoi amici), ma di approfondire la psiche del responsabile di queste atrocità, ma questa non la ritengo una pecca del romanzo o dell’autore, semplicemente una preferenza personale.
Probabilmente un po’ affrettata, per i miei gusti, anche la conclusione del romanzo.
Ciò nonostante, lo ritengo un buon giallo all’italiana, una lettura piacevole, non eccessivamente impegnativa nella trama, un decoroso omaggio al ricordo di una parte della nostra storia che rimarrà sempre toccante e che non può mai lasciare indifferenti.
[©Eleonora Nicolosi]