AUTORE: Ilenia Zedda
TITOLO: Nàccheras
EDITORE: DeA Planeta
DATA USCITA: 12/05/2020
GENERE: Narrativa
TRAMA – Nàccheras
Cala dei Mori è un posto speciale. Sul fondo del mare, raggiungibili soltanto con una lunga apnea, enormi conchiglie custodiscono un dono: è il bisso, la seta color oro che ha vestito i grandi re dell’antichità, e che oggi una sola donna al mondo è in grado di raccogliere e di tessere.
Quella donna è il Maestro – ma molti, avendone paura, preferiscono chiamarla “strega” – e sta insegnando i suoi segreti alla nipote Caterina che, a dispetto dei suoi tredici anni e di un corpo che sta per sbocciare, ogni giorno al calar del sole si tuffa nella Cala e insegue la perfezione spirituale che quel compito richiede.
Sa di non essere ancora pronta, ma sa anche di avere il mare nell’anima e nel destino. Nascosto dietro gli scogli, Francesco la osserva e la ama a modo suo, in silenzio, ammirando la grazia dei suoi gesti.
È uno scapestrato, Francesco, appartiene a un popolo di minatori, devoto alla terra, nero di carbone, testardo come la roccia e come il dolore che si agita nel suo sangue. Forse è per questo che non è mai riuscito a rivolgerle neanche una parola?
Ma soprattutto, come si diventa qualcosa di diverso da ciò che tutti si aspettano? Ambientato in una Sardegna arcaica, suggestiva e piena di mistero, questo romanzo è spinto da una magia implacabile e ritmica come un’onda increspata dal maestrale.
E sa raccontare con delicatezza un’età di incontri imprevisti, di responsabilità indesiderate, di scelte che possono determinare una vita intera.
Nàccheras
FRASI
Essere dentro la terra era questo, era affidarsi a lei e a quello che conteneva, fondersi, diventarne sangue e sudore. Perché era l’unico elemento che poteva dare una vita migliore, era la base salda di una famiglia.
Ilenia Zedda, Nàccheras
_____
…il bene sopraggiunge soprattutto nel dolore.
Ilenia Zedda, Nàccheras
_____
…probabilmente quella sensazione era il segnale che era giunto il momento di lasciarsi trasportare da tutto ciò che amava di lui. Si sarebbero colmati, una col carattere, il corpo e la testa opposta all’altro.
_____
Provò a scacciarlo dalla mente, a dimenticare l’incrocio di sguardi, si mise a leggere storie di mostri così che riuscisse a dipingerlo in modo diverso, ma quella sera, sulla sabbia bagnata dalla troppa umidità, l’aveva pensato così com’era. E avrebbe voluto tastare ogni angolo del suo corpo, distinguerne ogni muscolo, avvicinarsi al suo collo per sentirne l’odore, regalargli qualsiasi cosa desiderasse, offrirgli il suo supporto nei momenti cupi.
Ilenia Zedda, Nàccheras
_____
Aveva capito, dopo le serata alla Cala a disperarsi, di vivere per raccontarsi assieme a lui. Che fossero sogni raccontati a una sé immaginaria, che incontrava nel cortile prima di spogliarsi o dopo aver letto un libro appassionante, dove tutte le parole erano Francesco, sempre e solo i suoi ochhi, sempre e solo la sua pelle abbronzata.
Ilenia Zedda, Nàccheras
_____
…il sentimento va oltre il corpo, è roba dell’anima. Cerca là dentro, fallo tu per lui. Immaginalo come il mare, come la magia che hai sentito la prima volta che ti ho portato sotto. Perché l’hai sentita, io questo lo so. Guarda nell’animo per entrambi e troverai la risposta.
Ilenia Zedda, Nàccheras
_____
Le nuvole viaggiavano rapidamente da destra a sinistra. Era così che avrebbe voluto sentirsi, sempre. Pieno di voglia di vivere e di lavorare, in pace con se stesso e con gli altri, contemplando le stelle senza il solito buco allo stomaco.
Ilenia Zedda, Nàccheras
_____
E, scusa se non mi so esprimere bene, sono un po’ agitato adesso, ma anche io ti voglio bene. E volerti bene, per me, significa che metto te prima di qualunque cosa, anche di me. E così puoi fare anche tu, perché sicuramente tu sei più speciale di me. Io dico che, se una cosa ce l’hai dentro l’anima, la devi fare.
_____
“Chissà perché questa volta ho sentito molto piu la tua mancanza…”
“Forse perché ti stavo pensando sempre?”
[…]
“Cosa ti ridi? Guarda che secondo me c’è un legame tra il pensato e il pensatore, cioè il pensato sente che l’altro lo sta pensando.”
Ilenia Zedda, Nàccheras
RECENSIONI
Cala dei Mori. Sardegna. È la trentacinquesima sera e Francesco è di nuovo lì, rannicchiato tra gli scogli che attende Caterina. In realtà, più che attenderla, è lì per spiarla. Da più di un mese pratica questo particolare rituale: all’ora del tramonto si reca alla baia e aspetta che Caterina si conceda il suo bagno serale.
Ma quella liturgia che Caterina ha instaurato è più di un semplice tuffo: si porta in acqua e, dopo aver intonato un canto che è più una preghiera, va giù e resta in apnea per un tempo indefinito.
Questa pratica è figlia di secoli e secoli di tradizione. Caterina discende da diverse generazioni di donne che filano il bisso: una particolare fibra tessile ottenuta per gentile concessione di un mollusco conosciuto come nacchera.
Sua nonna, Su Maistu, presto lascerà il testimone e lei dovrà mostrarsi degna figlia del mare, così come la storia richiede. Ma Caterina non prova quel senso di appartenenza che la rende capace di immergersi per diverso tempo e procurarsi il bisso.
Così come Francesco, che fa difficoltà a sentirsi parte di qualcosa. Il padre è morto in miniera, ammazzato da quella stessa terra che venerava. La madre nasconde qualcosa. Gli unici compagni che ha sono dei ragazzacci che si prendono gioco di lui, schernendolo spesso.
Ma un giorno, uno dei tanti in cui sta alla Cala dei Mori ad attendere Caterina tra gli scogli fa un ritrovamento agghiacciante. Lo stesso che anche la ragazza farà qualche giorno dopo. E questo tetro segreto li porterà finalmente vicini, darà loro quel senso di appartenenza che avevano smarrito o che forse non avevano mai avuto.
Ma Caterina ha un compito, un dovere da assolvere, verso sua nonna, verso le sue ave e verso la natura. E Francesco, figlio della terra aspra, rovente, benefattrice e assassina potrebbe essere un ostacolo.
Con Naccheras, Ilenia Zedda crea un mondo che non sembra essere attraversato dal tempo. Dove è la tradizione a dettare le regole, dove ciò che è diverso va allontanato. Contrappone la terra cocente al mare calmo.
Contrappone il cuore limpido di due tredicenni ad un segreto spaventoso, pesante come un corpo morto. Contrappone Francesco e Caterina, terra e acqua, stabilità e movimento. E, infine, contrappone l’amore alla morte, e lo fa con una scrittura sicura e avvolgente, in grado di rapire il lettore.
[©Martina Caruso]